L’articolo 1 della Costituzione italiana pone il lavoro come principio fondante la Repubblica stessa.
Si tratta quindi di un principio fondamentale universalmente riconosciuto, che ha concorso nei decenni successivi alla sua emanazione alla costruzione dell’humus culturale e sociale nel quale i cittadini sono oggi immersi.
Il lavoro e l'istruzione sono elementi per loro natura legati alle differenti modalità attraverso cui una data società va disegnandosi nel corso della sua esistenza storica.
Oggi il rapporto tra mondo del lavoro e della formazione e nuove generazioni va diversificandosi sempre più rispetto ai canoni classici della seconda metà del secolo scorso. Uno dei momenti chiave di questo mutamento è la crisi economica che nel 2008 ha investito il mondo occidentale: la disoccupazione dilagante, il cambiamento del mercato del lavoro che si è fatto sempre più fluido e al contempo fragile hanno comportato una progressiva alterazione della percezione che i giovani, e non solo, hanno del mondo del lavoro e quindi necessariamente dello step precedente a questo, la scuola.
Precarietà dilagante, condizioni di lavoro discutibili, retribuzioni non più in linea con il costo della vita sono solo alcuni degli elementi che oggi contribuiscono ad alimentare quel senso di instabilità della condizione esistenziale tipico delle nuove generazioni, dai Millennials in poi.
La cultura del lavoro è sempre stata di primaria importanza anche ai fini della costruzione dell’identità individuale, e lo scollamento tra aspettative, percorsi di studi e realtà lavorative successive ha comportato così una nuova consapevolezza nei confronti di questo tema.
La recente crisi pandemica del 2020, con i lockdown forzati, ha inoltre aperto gli occhi a molti lavoratori e studenti riguardo la possibilità di approfondire le diverse sfaccettature dei propri interessi e della propria personalità, configurandosi in una vera e propria riscoperta del tempo libero, che ha portato più in generale ad una nuova riflessione sul rapporto tra vita individuale e lavoro: per molti giovani l’idea di dedicare la propria esistenza ad una professione è diventata una limitazione, non per mancanza di senso del dovere e di sacrificio ma per oggettiva presa di coscienza dell’importanza della qualità della vita individuale, spesso appunto assai limitata dalle condizioni attuali imposte dal mondo del lavoro.
Dilaga il fenomeno dell’assenza di interesse per il lavoro così come è tradizionalmente strutturato, la manifestazione estrema del quale è rappresentata dai neet, i giovani che non studiano né lavorano per scelta.
L’innovazione tecnologica è una altro fattore di importanza primaria nel mutamento in corso: lo smart working, “esploso” con il COVID, ha permesso a lavoratori e studenti di emanciparsi dall’annoso pendolarismo che affligge molti rappresentanti di queste due categorie, giovani e meno giovani; questa nuova modalità di interfacciarsi tra persone presenta spesso però anche dei lati oscuri, come un sottaciuto obbligo di reperibilità che comporta il dovere essere sempre a disposizione grazie alla natura stessa dei dispositivi utilizzati. La nascita e l’evoluzione costante dei social media ha inoltre favorito l’emergere di nuove professioni legate al mondo della comunicazione digitale, non sempre adeguatamente riconosciute come tali dai vecchi lavoratori, così come dalle istituzioni preposte all’istruzione e alla formazione, che fanno spesso molta fatica a adeguarsi ai nuovi canoni tecnologici e multimediali. La recente entrata in scena dell’AI prefigura inoltre probabili futuri scenari rivoluzionari che vedranno le nuove generazioni ancora protagoniste.
La crisi del mondo del lavoro si configura forse come una crisi della sua percezione da parte dei giovani: da qui si rende necessaria una innovativa interazione tra essi e sistema dell’istruzione e del lavoro, se si vuole che l’articolo fondante la nostra Costituzione mantenga tale il suo significato anche in futuro. Del resto, però, nulla è eterno, e i cambiamenti in corso sono probabilmente la testimonianza che alcuni aspetti dei modelli culturali del secolo scorso sono oggi un po' invecchiati.
Gli oggetti qui esposti testimoniano da una parte la relazione di memoria, nostalgia e affetto comunitario che i ricordi della scuola e dei momenti di formazione suscitano quando evocati; dall’altra sensazioni più tipicamente legate al mondo del lavoro, sia nel senso positivo del termine di affermazione personale e identitaria, sia in quello più problematico connesso appunto alle tematiche della fatica, del pendolarismo, dello stress e della flessibilità.
sono un oggetto per me significativo perché...
rappresentano il mio essere quotidianamente pendolare tra il mio territorio e Milano; è la scelta, davanti alla necessità di spostarsi in una grande città per lavorare, di tornare a casa ogni sera nel mio territorio invece che di trasferirmi per comodità.
è un oggetto per me significativo perché...
è collegato a una delle attività alla quale ho dedicato più tempo al liceo: la traduzione delle versioni dal greco (e dal latino).
Si tratta di un simbolo che racconta di un viaggio nel tempo negli anni del liceo e delle sfide della traduzione e dell'interpretazioni dei testi. Ma anche della fatica che questa comporta.
è un oggetto per me significativo perché...
mi permette di ricordare avvenimenti passati in classe (per esempio, avvenimenti o comportamenti da riportare) e impegni futuri.
è un oggetto per me significativo perché...
rimanda alla mia passione per le materie letterarie, che è ora confluita nel mio lavoro di insegnante. Provo sempre una certa soddisfazione al pensiero di vite passate che viaggiano nel tempo grazie ad un semplice supporto di scrittura.
è un oggetto per me significativo perché...
è stato l'inizio di una lunga serie di contratti a tempo determinato che hanno di anno in anno cambiato nome e forma, delineando un nuovo mondo del lavoro caratterizzato da flessibilità, precarietà, perdita di valore economico, comparsa di nuove figure e ruoli lavorativi, scomparsa o rimodulazione di alcune "certezze" che sembravano costituire il "mondo del lavoro" della generazione dei miei genitori.
è un oggetto per me significativo perché...
è un oggetto che uso quotidianamente non solo come strumento per prendere appunti a lezione, ma anche per annotarmi promemoria su eventuali collegamenti e approfondimenti da fare, scadenze da ricordare (a me, ai miei compagni o ai miei professori) e frasi significative o divertenti da poi trascrivere su cartelloni con cui decorare la mia classe.
è un oggetto per me significativo perché...
mi ricorda lo scorrere del tempo che a scuola dettava la routine quotidiana tra una lezione e l'altra.
è un oggetto per me significativo perché...
è collegata al lavoro che svolgo allo stadio e che ha formato parte della mia identità e di quella della mia famiglia.
La sciarpa ha anche una connessione famigliare perché la vendita ambulante allo stadio durante le partite di calcio è un lavoro che è stato tramandato da mio nonno a mio padre e ad alcuni dei suoi fratelli.
è un oggetto per me significativo perché...
il tragitto per andare al lavoro è un tempo che non so definire: non è redditizio e non è piacevole. Si tratta di una costrizione alla quale sono soggetta a causa della mia scelta di vivere in montagna. Cerco di trasformare il viaggio in auto in un momento di valore formandomi grazie ad audiolibri e podcast.
La mappa tematica è una interpretazione dei miei tragitti abituali e del modo in cui li vivo. Può portare chiunque a riflettere sull'utilizzo di questo tempo "di mezzo".