Pensando a un museo di «nuova generazione», lə giovani che hanno preso parte alla riflessione su quali oggetti potessero rappresentarli hanno dimostrato come un tema fondante fosse la memoria.
Agli spazi della memoria Aleida Assmann (1999) dedicava il saggio Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, dove esaminava il duplice aspetto della «memoria funzionale», legata al vissuto e della «memoria-archivio» avulsa da esso.
Gli spazi della memoria funzionale nascono dalla focalizzazione su un passato riconoscibile e di cui un individuo - o un gruppo - hanno bisogno per costruire il senso, per fondare la propria identità, per orientare la propria vita, per motivare il proprio agire. A questo genere afferiscono quei ricordi legati ad un portatore individuale o collettivo e sono, a detta di Assmann, «altamente prospettici»: a partire da un determinato momento del presente viene messo in luce un preciso spaccato del passato, in modo tale da aprire un orizzonte al futuro.
La scelta di alcuni oggetti posti in mostra, quali il diario, il segnalibro, e i bigliettini scritti dalla nonna, le fotografie, i filmini di famiglia, portano a riflettere su come la possibilità di trascrivere più di quanto la memoria umana possa ritenere, ha condotto a una rottura dell’equilibrio nell’economia della memoria culturale e all’ideazione di strategie e strumenti per evitare la perdita di nozioni e memoria di fatti considerati significativi. Nelle civiltà fondate sulla scrittura non è più tanto centrale la conservazione della memoria, ma la selezione e tutela di ciò che è degno di essere ricordato. Diventa quindi evidente la discrepanza tra gli spazi del ricordo personificato e vissuto e gli spazi del ricordo depositato. La memoria-archivio, avulsa dal vissuto, è al contempo una riserva di possibilità, di alternative, esperienze diverse che relativizzano le pretese assolutistiche del presente. È su come si possono organizzare queste memorie che Giancorrado Barozzi ha scritto il suo saggio Il museo e il bazar archeologico. Storie di Cronopios e di Fama (2009), nel quale parla di «silenzio degli oggetti desueti» e della «distanza» che ci separa da certi oggetti.
Ciò che viene così isolato nel ricordo è sempre circondato da un alone di oblio, il quale ci porta a riflettere su un terzo spazio della memoria: «l’oblio conservativo», nel quale oblio e ricordo si trapassano l’uno nell’altro. Sono le tracce, i resti, i relitti e sedimentazioni di un tempo passato che, benché presenti, sono diventati al momento privi di significato.
Ciò che esiste a livello latente può essere riscoperto e fatto rivivere nell’immaginazione di un’epoca successiva.
Attraverso la sedimentazione di ciò che è stato scartato si può produrre quella profondità che rende possibili rinascimenti.
è un oggetto per me significativo perché...
lo lego a tutti i libri che ho letto, le emozioni che ho provato, le nozioni imparate, ma anche i luoghi in cui mi ha accompagnato e le persone con cui ho trattato di questo argomento.
è un oggetto per me significativo perché...
un insieme di oggetti vanno a costituire le fonti sulle quali basare la ricostruzione di una storia, che possa essere realistica o immaginaria, in quanto la memoria rifugge la certezza. L'insieme di oggetti permette di avere di fronte un puzzle di cui non siamo certi di avere tutti i pezzi, ma che comunque ci suggerisce molte suggestioni. Il rischio di sbagliare l'interpretazione, o di trovarsi senza informazioni necessarie per completare la storia, è la bellezza insita nel dubbio e nel mistero, che ci spinge a continuare a cercare.
è un oggetto per me significativo perché...
rappresenta la mia memoria rispetto alla scuola e alle amicizie: era per me un modo di esprimere me stessa cercando di fissare il passare del tempo, con la possibilità di scrivere tutto ciò che ritenessi importante per me in un determinato momento. Un oggetto che rimanda quindi da un lato alla "fugacità" dell'attimo (il compito assegnato, la verifica, la presa in giro di un insegnante non molto apprezzato; ma anche la canzone, la dedica, la "cotta", l'incontro con l'amica, la serata speciale...) e dall'altro alla mia crescita attraverso tempo (diario come registro di giorni, settimane, mesi, anni, ...).
Tutt'ora andare a ritrovare e rileggere i miei vecchi diari mi permette di viaggiare nel passato e non perdere i ricordi di momenti che per me erano stati preziosi.
è un oggetto per me significativo perché...
non ho un oggetto ma delle percezioni olfattive. L'odore degli alberi mi fa pensare alla memoria. L'odore della fioritura dell'albero delle stelle mi ricorda l'infanzia perché era una pianta a casa di mia nonna. L'odore di foresta di larici, altri momenti della mia infanzia.
Il clerodendro l'ho piantato nel mio giardino in modo tale che quando fiorisce mi arrivino i suoi profumi.
è un oggetto per me significativo perché...
è il più immediato e scontato collegamento con la memoria, ferma lo scorrere del tempo in un’immagine.
La capacità della fotografia di rievocare un evento passato è immediata e universalmente condivisa.
è un oggetto per me significativo perché...
non si tratta di un vero oggetto ma di un simbolo, perché se penso alla memoria mi vengono in mente molti concetti e riflessioni diverse.
Credo che ciò che accomuna questa molteplicità e complessità di modi di intendere e raccontare la memoria sia questo: ciò che entra a far parte della memoria è qualcosa che ha lasciato una traccia, un'impronta dentro di me.
è un oggetto per me significativo perché...
per sua stessa natura questo tipo geologico è un "registratore" di memoria naturale, assimilabile per certi versi (più effimeri) alla mente mia e di chiunque altro.
è un oggetto per me significativo perché...
per me sono collegati alla memoria in due modi. Sono degli strumenti di resistenza quotidiana che mia nonna crea per non soccombere all'incedere della demenza senile. Ma sono anche delle tracce che lei lascia e che io raccolgo per non relegare all'oblio la sua vita "comune", le sue passioni e i suoi pensieri da anziana.
I bigliettini sono oggetti utili per sollecitare il ricordo necessario alla vita quotidiana per mia nonna, ma sono anche degli oggetti per me, per ricordarmi di lei e di com'era la sua vita quando non ci sarà più.
è un oggetto per me significativo perché...
la trowel sembra una cazzuola ma è uno strumento da archeologi. Ha i bordi affilati e viene usata sullo scavo per lavorare sui reperti più piccoli come le ceramiche.
Da bambino ho sognato di essere un archeologo e in università ho realizzato il sogno di lavorare in uno scavo. Quindi ho comprato la mia trowel. Questo oggetto si lega al tema della memoria perché quando scavi in un villaggio di 6mila anni fa e quello che trovi sono cocci di ceramica e qualche altro oggetto e niente più, capisci quanto la memoria sia qualcosa di fragile, destinato a sparire sotto la terra. Non significa che la vita smetta, anzi, la vita continua e nuove memorie verranno create, per poi finire anche quelle.